Bureaucracy (Episodio 3)

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Ok, sono incazzato.
Incazzato NERO.
L’Italia non è un paese civile, non è avanzato, non è nemmeno del terzo mondo.
E’ una denominazione geografica e basta, dove si organizza un ammasso di bastardi e di deficienti allo scopo unico di rendere impossibile la vita agli altri individui che incidentalmente abitano entro il medesimo confine.

Il 27 febbraio è nata nostra figlia Gemma. Gioia, gaudio e tripudio!
Quando nacque Yuri, ricordo che dovemmo andare insieme io e Stefi a fare la dichiarazione di Nascita perchè non eravamo ancora sposati…Ma ora che siamo sposati, E’ TUTTO PIU’ FACILE E VELOCE, NO???
Il 28 febbraio mi sono presentato puntuale all’ufficio dichiarazione nascite con i referti del reparto di ostetricia ed ho compilato tutto ciò che dovevo compilare. Al momento di andarmene, rimango sorpreso che non mi stiano rilasciando nessuna ricevuta…chiedo lumi:”Ma non mi rilasciate nulla? Dovrò chiedere il codice fiscale per…” – “No, no, non si fa più così! Non si preoccupi: mandiamo tutto noi in automatico al suo comune di residenza e poi lei va direttamente lì e chiede il codice fiscale e tutto il resto!”.

“AH, CHE MERAVIGLIA!! HANNO AUTOMATIZZATO UN PROCESSO NOIOSO!! VIVA, VIVA!!” – pensa il mio innocente cervello di esperto informatico ricordando la coda che dovetti fare il giorno dopo la nascita del nostro primogenito presso l’Ufficio dell’Agenzia delle entrate per consegnare i documenti necessari a richiedere il codice fiscale di Yuri che poi sarebbe servito per effettuare la scelta del medico di base il giorno successivo…

Ok, tenetevi forte perchè adesso inizia la parte davvero vergognosa. Gemma nasce a San Fermo della Battaglia, a 70 km da Peschiera Borromeo dove abbiamo la residenza. Ho fatto la dichiarazione il 28 Febbraio alle 11 di mattina. La dichiarazione è stata registrata su un computer e quindi trasmessa al Comune di Peschiera Borromeo. Quanto tempo potrà impiegare un documento a transitare via posta elettronica da San Fermo della Battaglia a Peschiera Borromeo? A spanne direi che anche ipotizzando delle linee di merda ed un allegato da 1 MB, dovrebbe metterci al più dai 10 ai 15 secondi, assumendo tutte le latenze possibili ed immaginabili. Per dare tempo al tempo, considero che magari verrà ricevuto tutto, ma verrà aperta la mail solo nel pomeriggio, pertanto magari la pratica andrà al giorno successivo. Che però è sabato, pertanto non verrà elaborata…passiamo a Lunedì. Parliamo di uffici pubblici…diamo loro un giorno per fare un minimo di gestione della pratica…andiamo a Martedì. Caso vuole che Martedì devo portare Yuri ad una visita e quindi decido di partire presto e andare la mattina presso il Comune di Peschiera Borromeo…
Giunto al Comune scopro che della pratica non c’è traccia. Zero. Niente di niente. Scopro che per quanto la Legge imponga a tutte le aziende di interagire con le PP.AA. via PEC (la stronzata del secolo che solo noi in Italia ci siamo dovuti inventare), non tutti gli uffici pubblici la usano, pertanto la pratica non è stata ancora ricevuta. Dovrà arrivare il cartaceo. Attenzione, perchè significa che un plico deve percorrere 70 km. Io in macchina ci metto 50 minuti. Il plico in 4 giorni non ce la fa. “Vabbè…” – dico io con una moderata stizza – “…vorrà dire che passerò tra qualche giorno…”. Nel frattempo le impiegate dell’ufficio Stato Civile si premurano di trascrivere il mio numero di cellulare e quello di mia moglie per poterci informare non appena fosse giunta la pratica…
OGGI, 13 marzo, dopo la bellezza di 6 giorni lavorativi, dato che non mi ha chiamato ancora un cazzo di nessuno, torno in Comune. Stato Civile… -“Salve, sono venuto per la pratica di Gemma…” – “ah, sì, ecco, dunque, le spiego: la pratica è arrivata a noi lunedì scorso [10 marzo, ndr], è stata protocollata il giorno successivo [11 marzo, ndr], quindi è tornata a noi ieri che l’abbiamo registrata nella scheda anagrafica [12 marzo, ndr].”
Ora, io non voglio essere per forza un pezzo di merda, ma dovete sapere che il Comune di Peschiera Borromeo è piccolo come un condominio di due piani e mezzo. Anche volendo ipotizzare la massima distanza possibile tra l’ufficio posta, l’ufficio protocollo e l’ufficio stato civile, il plico non può aver percorso più di (esagerando tantissssssssimo) 500 metri. Significa che ha viaggiato da San Fermo della Battaglia a Peschiera Borromeo alla strabiliante velocità di 291 metri all’ora. Poi, finalmente, giunta a Peschiera Borromeo, si è spostata alla incredibile velocità di 6.9 metri all’ora! Evviva evvivaaaa!!!
Ma, e qui viene il bello, le impiegate mi dicono che a loro era stata preannunciata VIA FAX la pratica già la settimana precedente! Ora, senza bisogno di scomodare il codice civile e quant’altro, dovete sapere che una lettera trasmessa via FAX ha valore legale e si considera conforme all’originale salvo che non ne venga contestata la difformità. E siccome farebbe proprio strano che un ufficio dichiarazioni nascite di un polo ospedaliero inviasse fax fasulli all’ufficio Stato civile di un comune, direi che il FAX avrebbe dovuto essere sufficiente. Invece no! Per regolamento interno, loro registrano solo gli atti in originale o ricevuti via PEC! Ecco! Tiè! Fottiti Chobbo! Tu e la tua legge dello Stato! Io c’ho il regolamento e me ne sbatto il cazzo!

Già questo dovrebbe fare incazzare, ma vabbè, ormai hanno registrato l’atto…-“E quindi, mi dica, di cosa ha bisogno?” – “eeeh…veramente mi serve sapere il codice fiscale per andare a fare la scelta del medico, la richiesta delle detrazioni, ecc..ecc..” – “ah, ma noi il codice fiscale mica lo sappiamo ancora. Ce lo devono comunicare da Roma. Non lo sappiamo! E poi, anche se ce lo comunicano, non siamo tenuti a darglielo, non possiamo rilasciarlo noi il numero. Deve arrivare il certificato da Roma. Quando ci arriva il codice fiscale, noi facciamo la cortesia ai cittadini che lo richiedono di anticiparlo, così che possano andare a fare le loro pratiche, ma in ogni caso si deve aspettare il certificato da Roma!” – “COOOOOOOOSAAAAA?? E QUANTO CI VUOLE PER TUTTA QUESTA TRAFILA??” – “Eh, dipende da Roma, da quanto ci mettono, ma di solito in un paio di settimane arriva tutto”.
Mi incazzo. Faccio presente che son consapevole che non dipende da loro, perlomeno direttamente, ma in ogni caso io ho già preso la mattinata di ferie per fare la pratica e quindi, che sia o meno colpa loro, loro rappresentano la PP.AA. che mi sta facendo buttare via il tempo. Chiedo quindi che mi diano una soluzione alternativa. “Eh, guardi, non lo so…non ne ho idea…” – “Ma posso andare per conto mio All’agenzia delle entrate e farmi dare il numero?” – “Eh, non saprei, non le so dire…non so…” – interviene la collega:”beh, magari se va lì direttamente…può andare con il certificato di nascita e farlo…”. Io, che scemo non sono, so che i certificati rilasciati da una PP.AA. non si possono PER LEGGE presentare ad altri uffici della PP.AA., tanto che su di essi viene riportata la dicitura:”Il presente certificato non può essere prodotto agli organi della pubblica amministrazione o ai privati gestori di pubblici servizi.”
Glielo dico:”ma guardate che i certificati dell’anagrafe non si possono presentare ad altri uffici della PP.AA.” – “Ma come? Ma noo, ma altri certificati, questi si, ci mancherebbe…si fa un certificato su carta semplice per gli usi di legge e va benissimo!” – “Ok, va bene…allora fatemi il certificato.” – “Eh, no. Non li facciamo noi, li deve chiedere all’ufficio anagrafe: deve uscire, va in sala d’attesa, prende il numerino e quando la chiamano chiede il certificato!”.
Sopprimo dentro di me un possente

“MACCHECCAZZOVUOIFARMIFAREANCORACODEEPRENDERE
NUMERINOSTRONZADIMERDAFAMMIILCERTIFICATOEBASTA!”

e mi reco in sala d’attesa. Prendo il numerino…aspetto…è il mio turno. Chiedo il certificato.
certificatDentro di me scoppia un torrente di bestemmie.
Torno allo Stato civile senza passare dal numerino sventolandogli il certificato davanti alla faccia e, senza salutare nemmeno, recito:”Il presente certificato non può essere prodotto agli organi della pubblica amministrazione o ai privati gestori di pubblici servizi. Ve l’avevo detto, CAZZO!”. Esco e me ne vado.
Telefono a Stefi sfuriando contro tutto il creato per questa colossale presa per il culo…le chiedo di ricercare l’ufficio dell’Agenzia delle entrate a cui riferirmi per vedere se in ogni caso è possibile…lei prova a chiamare il numero verde ma, come è ovvio, non riesce ad accedere al servizio. Finalmente riesce a risalire all’ufficio al quale dovrei riferirmi (che ovviamente è dall’altro lato di Milano). Prova a chiamare lì ed ovviamente non funziona per un cazzo nemmeno lì l’assistenza telefonica! Mi manda via Whatsapp l’indirizzo email per provare a scrivere, ma figurati se leggeranno mai le mail…riesco a trovare il numero di un ufficio e chiedo direttamente. E mi rispondono che NO, non è possibile chiedere direttamente un codice fiscale per un nuovo nato, perchè tale codice viene generato dai comuni all’atto di iscrizione all’anagrafe tributaria e non può essere richiesto direttamente.
Ormai il torrente di bestemmie si è trasformato in uno tsunami di blasfemia che travolge ogni singolo pertugio dell’intero pantheon, sommergendo ogni fede religiosa ed ogni credo sotto miliardi di improperi ed insulti.
Stravolto dalla quantità di odio e furia cieca che mi sta trasudando dalla pelle, decido di tornare a casa per fare qualcosa che, al confronto, è una passeggiata di salute: portare la macchina di Stefi, che non ha nemmeno 15000 km e le cui rate son terminate nel gennaio scorso, a fare la revisione obbligatoria. Credo che quella macchina non abbia mai dovuto nemmeno fare un cambio olio. Probabilmente non ha mai nemmeno dovuto rabboccare il tergivetri. Eppure deve fare la revisione…65.6 euro per verificare che una macchina sostanzialmente nuova sia ancora in ordine di marcia.
Bazzecole rispetto all’impatto con il nauseante catorcio procedurale che è la nostra pubblica amministrazione.

Gemma

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Ok, ormai manca davvero poco.
Tra meno di un mese arrivi anche tu.
Quando stavamo aspettando il tuo fratellone c’era molta apprensione perchè sia io che tua mamma non sapevamo ancora cosa volesse dire diventare genitori.
Adesso lo sappiamo, e per questo avrebbe potuto essere tutto più o meno una passeggiata…Ed invece la tua gestazione si è rivelata un vero casino!

Praticamente tua mamma è stata male SEMPRE. Ed io e tuo fratello di conseguenza. Un casino dietro l’altro, una roba davvero pesante. Ma adesso che manca poco, tutte le difficoltà sembrano acqua passata.
Son proprio curioso di conoscerti sai? Tua mamma dice che sarai scatenata come tuo fratello, perchè ti sente agitarti tanto nella panciona…Io invece ho qualcosa nella testa, come una vocina che mi dice che tu invece sarai una bambina adorabile, graziosa e tranquilla. Di sicuro in qualche modo però ce la farai pagare per come ti abbiamo fatto trascorrere la gestazione, per cui temo che sarai tanto angelica di giorno quanto terribile la notte, ossia il contrario esatto di tuo fratello che è una scheggia impazzita durante il giorno ma che di solito dorme come un sasso la notte. Questo significherà che riposare sarà sempre più una impresa eroica per me e tua mamma. A tal fine, ti chiedo un favore: non incasinare le tette di tua mamma come fece tuo fratello. Ho passato mesi interi a vedere Stefi attaccata ad ogni sorta di apparato per la mungitura per riuscire a far mangiare tuo fratello.
Per carità, non mi aspetto che tutto vada liscio come l’olio, ma che almeno non debba diventare una impresa anche il farti mangiare e dormire, questo te lo chiedo davvero come favore, perchè io mi immagino già delle terrificanti catene di eventi…

ore 21.30: Yuri a nanna; papà legge fiaba; mamma sul divano a guardare TV; Gemma dorme.
ore 22.00: Yuri dorme; papà guarda la TV sul divano; mamma si assopisce; Gemma dorme.
ore 22.15: Yuri dorme; papà guarda la TV sul divano; mamma va a letto; Gemma dorme.
ore 22.30: La tragedia ha inizio. Yuri dorme; papà si sta per assopire sul divano; mamma svegliata da Gemma che comincia a piangere.
ore 22.32: Yuri si sveglia e chiama mamma, la quale gira la chiamata a papà, che dall’assopimento viene brutalmente strappato allo stato di veglia; mamma con un occhio aperto ed uno chiuso cerca di calmare Gemma dandole la tetta, ma questa non gradisce e strilla…
ore 22.35: Yuri scende dal letto, incazzato come una spia perchè vuol dormire ma non ci riesce più; papà cerca di convincerlo a rimettersi a letto; mamma realizza che magari la bimba è da cambiare, quindi si incazza perchè ha sonno. Gemma ulula come una sirena navale.
ore 22.37 : Mamma porta gemma in sala per cambiarla, ma la piccina decide ovviamente di fare la pipì esattamente nel momento in cui la mamma le ha tolto il pannolino. Mamma cerca di riparare il muro dagli schizzi e chiama papà ad aiutarla. Yuri approfitta della distrazione e scende dal letto.
ore 22.40: Papà è impegnato a cambiare Gemma che nel frattempo se la ridacchia, la mamma è in bagno a lavarsi le mani dalla pipì di Gemma; papà col gomito cerca di impedire alla gatta di salire sul fasciatoio pieno di pipì. Yuri è sul divano che rogna perchè vuole il Nintendo ds.
ore 22.45: Gemma è cambiata e tranquilla in braccio a papà; la mamma è lavata; Yuri è in bagno. La gatta è sul fasciatoio sporco di pipì.
ore 22.50: Gemma dorme in culla; mamma pulisce per terra le chiazze di pipì lasciate dalle zampette della gatta; papà cerca di riportare Yuri a letto. Yuri rifiuta dicendo che vuole solo finire una gara a Mario Kart sul ds.
ore 22.51: papà si incazza peggio di Sgarbi e sequestra il Nintendo. Yuri comincia un capriccio che sveglia Gemma. Mamma si incazza con Yuri che ha svegliato Gemma.
ore 22.52: TUTTI incazzati con tutti. Yuri incazzato con papà che gli ha tolto il Nintendo, Mamma incazzata con Yuri che ha svegliato Gemma, Papà incazzato con Yuri che sta facendo i capricci, Gemma incazzata con tutti perchè stan facendo casino.
….
ore 01.00: Yuri dorme sul suo letto, Gemma dorme nel lettone con la mamma, papà guarda dei documentari in TV cercando di farsi riprendere dal sonno…
ore 01.10: Yuri dorme nel suo letto, Gemma dorme nel lettone con la mamma, papà si alza dal divano per andare a dormire…
ore 01.11: Yuri dorme nel suo letto, Gemma dorme nel lettone con la mamma, papà cerca di stendersi sui pochi centimetri quadrati di lettone rimasti…
ore 01.12: Yuri dorme nel suo letto, Mamma dorme nel lettone, papà si sta per addormentare…Gemma si sveglia.
….
ore 02.00: Gemma è sveglia e fa allegri gorgoglii e versetti, mamma cerca di dormire, Yuri dorme, papà assonnatissimo osserva imbambolato Gemma che, nel lettone, a modo suo scopre il mondo.
ore 02.15: Gemma caga, mamma emette un flebile lamento di sconforto, Yuri dorme, papà assonnatissimo ricorda i tempi in cui alle 02.15 telefonava agli amici per organizzare la nottata…
ore 02.17: Mamma cambia Gemma, papà nel lettone cerca di diventare un tutt’uno col cuscino, Yuri dorme, Gemma urlacchia.
ore 02.18: Mamma si mette sul divano con Gemma, Yuri si sveglia per gli urlacchi di Gemma, papà dentro di sè bestemmia talmente forte che tutte le ostie consacrate nel raggio di 30 km si trasformano in Pringles sour cream & onions.
….
ore 03.00: Mamma è nel lettone che gioca col cellulare mentre allatta Gemma, Yuri dorme nel suo letto, papà è sul divano che guarda documentari cercando ormai inutilmente di farsi tornare un sonno perso ormai da ore…
….
ore 04.00: Mamma è nel lettone che cerca di dormire, Gemma dorme nella culla, Yuri dorme nel suo letto, papà, finalmente, dorme. Sul divano.
….
ore 06.50: suona la sveglia la prima volta. la mamma stacca
ore 06.58: suona la sveglia la seconda volta. la mamma stacca
ore 07.06: suona la sveglia la terza volta. la mamma stacca. Yuri si sveglia e va nel lettone.
ore 07.14: suona la sveglia la quarta volta. Gemma si sveglia e piange, mamma si sveglia e piange, papà si sveglia e piange. Yuri ride perchè tutti piangono…
ore 07.15: la risata di Yuri mette tutti di buonumore. Anche Gemma.
La giornata comincia bene.

 

Bureaucracy (Episodio 2)

termometro

Qualche giorno fa, mentre mi trovavo al lavoro, ho iniziato a non sentirmi tanto per la quale…

-“Ragazzi, non mi sento molto bene…mi sa che è meglio se me ne vado a casa…”

Pronti? Via! Parto per andare a casa, dove arrivo che già mi sentivo i brividi addosso. Mi misuro la temperatura: 38.8°.
Mia moglie era a casa dai suoi con il bimbo, pertanto mi ritrovo da solo a casa con la febbre e due tonsille gonfie come zampogne che mi dolgono terribilmente…
Ovviamente, il mattino successivo la situazione era esattamente la medesima della sera prima e la nottataccia praticamente insonne (a causa dei dolori lancinanti alla deglutizione) non aveva fatto altro che peggiorare la situazione…Stefi decide di tornare a casa per prendersi cura di me e nel frattempo io chiamo in ufficio per comunicare che me ne sarei rimasto a casa…

Ora: la legge italiana è ben chiara in materia: la malattia va comunicata appena possibile al proprio datore di lavoro ed entro 24 ore occorre farsi rilasciare certificazione dal medico curante che attesti la malattia e la prognosi. Il medico per attestare il tutto dovrà collegarsi con un sistema online dell’INPS per indicare la malattia ai fini previdenziali e generare il numero di protocollo che verrà poi comunicato al datore di lavoro. Tutto semplice no?

Beh, non proprio…in primo luogo perchè questo significa che, tassativamente il giorno stesso in cui si sta a casa dal lavoro occorre però uscire e recarsi dal medico, dato che medici che visitano a domicilio non ne esistono più. E qui già sorge la domanda: ma se sto così male da non poter andare al lavoro, come mai dovrei stare comunque abbastanza bene da poter guidare fino allo studio medico e qui fare la coda assieme ad altri 2, 3, 4, 10 malati? Vabbè, tralasciamo la cosa ricordando che, in ogni caso, per farsi curare si va dal medico …
Ma la questione diventa davvero ridicola se, per qualsiasi motivo, dovesse incepparsi il meccanismo di comunicazione della malattia all’INPS.
Ora: un medico non è che necessariamente debba essere anche un tecnico informatico. Possono esistere almeno una dozzina di motivi diversi per cui l’operazione di comunicazione telematica di malattia potrebbe non andare a buon fine, non ultimo il fatto che si tratta di sistemi gestiti da una PP.AA. che (come è ben noto agli addetti ai lavori), solitamente non brillano per efficienza e funzionalità. Nel mio caso il problema è saltato fuori subito: era impossibile stabilire il collegamento, pertanto il mio medico non poteva comunicare la mia malattia all’INPS. A questo punto che si fa? Si fa che dato che il medico di mestiere fa il medico e non il travét per l’INPS, prende carta e penna e mi fa un certificato medico su modulo cartaceo e me lo consegna. Con tanti saluti ed arrivederci.

“Tutto a posto” – penserete voi.
Niente di più sbagliato.

Per il mio datore di lavoro la fotografia del certificato via mail è più che sufficiente…peccato che non lo sia per l’INPS. La legge infatti prescrive che la malattia debba essere TASSATIVAMENTE comunicata in via telematica dal medico curante…già, ma se il medico non può? Che si fa? Messomi in contatto con l’INPS il mattino successivo (sabato), chiedo lumi su come fare per risolvere la faccenda e qui scopro che, come al solito, noi italiani siamo fantastici nel complicarci le cose..in primo luogo l’INPS non accetta certificati trasmessi via fax o per posta elettronica, nemmeno certificata (la famigerata PEC di cui solo noi italiani abbiamo sentito l’esigenza di dotarci…). Occorre TASSATIVAMENTE inviare il certificato IN ORIGINALE E PER RACCOMANDATA alla sede INPS di riferimento per il proprio comune di residenza. “Ok, lo invierò quando sto meglio…” – NO! ENTRO 48 ORE AL MASSIMO DALL’INIZIO DELLA MALATTIA!! Il che, nel mio caso, significa entro la mattina di sabato perchè la domenica la posta è chiusa e non è possibile inviare raccomandate senza recarsi ad un ufficio postale. Ma la cosa più allucinante ancora è che non è nemmeno detto che questo sia sufficiente, giacchè secondo l’INPS, in caso di mancato collegamento con il sistema telematico, il medico dovrebbe al momento TELEFONARE alla sede INPS di riferimento in orario di ufficio e far fare a loro la registrazione della malattia sui sistemi. Peccato che l’orario di ufficio dell’INPS sia diverso dall’orario di visita del medico e pertanto non è fisicamente possibile fare la cosa…

Come si è risolta la cosa quindi?
Eh, chi lo sa se si è risolta?
Io ho la fortuna di avere una moglie amorevole che si è premurata di andare  lei a mandare la raccomandata all’INPS (peraltro: 4 euro e 30!), quindi spero che tutto si risolva…Ma non è affatto detto, perchè l’INPS potrebbe tranquillamente rigettare il certificato cartaceo e così facendo io perderei la retribuzione della malattia…Ma la vera domanda è: come fa un single che si ammala a sbrigare tutte queste trafile e pastoie burocratiche quando magari si trova immobilizzato a casa con 39.5° di febbre e magari pure lo squaraus fulminante?

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E così, dopotutto, anche io ci sono arrivato.
Ne ho compiuti 8. Entro nel nono.
Ricordo ancora quando ero bambino e proprio non mi immaginavo cosa avrei fatto quando ne avessi avuti 8…

…8 lustri da che son nato.

Si dice che a 40 anni si cominciano a fare i bilanci della propria vita…boh, io credo di non aver mai smesso di farne, per cui per me questo traguardo mi pare più che altro una banale riconciliazione più che un bilancio.

Certo, magari a mettere in fila tutti questi lustri ed a raccontarseli, le cose possono assumere aspetti diversi…

Il mio primo lustro è stato dominato dal gioco, credo. Non ne ho una contezza ben precisa…il primissimo ricordo che ho della mia infanzia è in spiaggia ad Alassio, con i braccioli, che gioco ad appendermi al cavalletto di  un pedalò e lasciarmi cadere nell’acqua. Considerando l’altezza dei cavalletti su cui si mollano i pedalò non credo di avere più di due anni e mezzo o al massimo tre…poi arrivano altri ricordi della scuola materna, il famoso “asilo giallo” in corso XXII Marzo dove avrei conosciuto i primi amici. Mi ero pure trovato la fidanzatina, Simona. La stessa Simona che poi avrei riincontrato 30 anni dopo, ad aiutare me e la Stefi a districarci nei meandri delle pratiche e degli esami medici per la maternità…Alla fine della fiera, per quanto sicuramente sia stato un periodo della mia vita allegro e spensierato, devo tristemente ammettere che non ho abbastanza ricordi per poterne parlare a dovere. E’ un peccato pensare che per tutti noi il periodo più “lieto” dell’esistenza sia anche quello che si ricorda meno…

Il secondo lustro è stato dominato da una parola:”MAESTRA”. Comincia la scuola e con essa comincia un periodo di acquisizione di consapevolezza: di me stesso, del mondo, del sapere. E’ stato in quel periodo della mia vita che è scoppiata una passione che mi trascino ancora oggi, quella per la tecnologia e l’informatica. Nel ’78 o ’79 a mio papà regalarono uno dei primissimi videogiochi. Si chiamava “Telepartner” ed era uno scatolotto di una pochezza disarmante secondo gli standard attuali. 8 giochi, tutti in bianco e nero. Erano i classici del tempo: Pong, Tennis, Squash…Ingiocabili secndo i moderni hardcore gamers, ma per me e mio fratello erano un vero miracolo. Era il 1982 quando in casa entrava il primo computer, un Sinclair ZX Spectrum 48K. E’ divertente pensare che il 9o% degli attuali utenti di internet non avrebbe la più pallida idea di come far funzionare quell’apparecchio. Fu quello l’anno della mia consacrazione come nerd: il mio primissimo programma era una banale rubrica telefonica. “Scegli opzione (1 per inserire un numero, 2 per cercare un numero):_” fu durante lo sviluppo di quel progetto che incominciai ad esplorare la mia predisposizione per “l’estremo”. Quella predisposizione a cercare di capire “cosa succede se…?” che illustro brevemente nel primissimo post del mio blog tecnico (che non aggiorno davvero per niente…devo dedicarmici meglio). Nel frattempo la scuola comincia ad aprirmi la mente sul mondo esterno e a darmi contezza del fatto che esiste un sacco di roba davvero grandiosa, là fuori…Altri ricordi più o meno sfumati che ho sono le biciclettate ai giardini di Largo Marinai d’Italia, i pomeriggi a casa dei compagni di classe a giocare a Subbuteo o con i soldatini, le feste di carnevale al Nuovo Arti con mia mamma vestita da strega Nocciola Vildebranda Crapomena…

E passato quello arriva il terzo lustro, un lustro invero difficile da raccontare. Lo chiamerei il lustro dei contrasti. A parte che è in questo periodo che comincio a farmi le pippe, il che la dice lunga sulla quantità di tempo che posso aver sprecato “pasticciandomi”. Ma questo è stato il periodo in cui ho iniziato a sentire forte il bisogno di affermare me stesso, necessità che si scontrava drammaticamente con una mia latente insicurezza ed il fatto non indifferente che ero decisamente ancora troppo giovane. Terribili ed epici gli scazzi con mio padre. Si passa alle medie, si cambiano compagni di classe. Il guscio ovattato del rapporto personale con la maestra svanisce. Si entra nella difficile ed impersonale sfida quotidiana con “i prof”. La parola che più sentivo (ed odiavo) era “compiti”. “Hai fatto i compiti?” – “vai a fare i compiti!” – “non hai fatto i compiti?” – “Fate bene i compiti!” – “Signora, suo figlio non fa mai i compiti…”. Eh che due coglioni!! Cercate di capire: io ero minutino, sfigatello, appassionato di computer ed aviazione militare, con degli occhiali enormi..un nerd fatto e finito. No, davvero, credetemi: ero un nerd come quelli dei telefilm americani. Cercavo di vestirmi da paninaro, ma quando hai quegli occhiali lì e quella faccia lì non c’è niente da fare. Sei un nerd. E da nerd così mi ero pure preso una cotta fenomenale per una mia compagna di classe…Un disastro…Nel frattempo in casa arrivava l’Amiga 500 e lo Spectrum finiva dimenticato in un armadio…Ma c’erano anche altre novità: anni di nuoto fatti sin dall’infanzia erano finalmente sfociati in uno dei miei sogni di sempre: andare a fare tuffi! Arrivo la prima volta agli allenamenti nella piscina fonda: avevo 12 anni. L’allenatrice mi fa salire sul trampolino e mi dice:”vediamo un po’ come ti butti: fai una candela!” Io, mai salito sul trampolino prima di allora, feci una candela per-fet-ta. Credetemi: chi non ha mai saltato su un trampolino non ha idea di quanto possa essere difficile gestire il rimbalzo del trampolino per entrare dritti come un fuso nell’acqua. Io, al primo tuffo dal trampolino della mia vita, ero stato magnifico. L’allenatrice mi raggiunge mentre esco dalla vasca e mi chiede:”Ma te dove sei stato tutto questo tempo?” – ed io:”Dall’altro lato del muro, a fare nuoto! Mia mamma mi ha sempre detto che per fare tuffi bisogna prima saper nuotare perfettamente e per questo ho fatto 5 anni di nuoto…” – Risposta scioccante:”Ma che cazzata! Io ero nella squadra olimpica di tuffi per Roma’60 e non sapevo fare 25 metri senza mettere giù i piedi!”. Ma il terzo lustro va oltre…il Surf, altra grandissima passione, scoppiata ad 11 anni e mai passata veramente, anche se è da 15 anni che non scendo più in mare con la tavola..E poi le cose di cui andar meno orgoglioso…le sigarette, le canne, la birra…A 14 anni mi becco una cocentissima delusione: dopo aver vinto una gara di tuffi dal trampolino 3 mt, l’allenatrice mi chiede se voglio partecipare alle selezioni per i campionati italiani. Non stavo più nella pelle…sono andato a fare gli esami al CONI, tutto contento…”non idoneo all’attività agonistica dei tuffi”. La miopia. I miei maledetti -2.50 e -3.00. Ah, e come se non bastasse, ovviamente la cotta per la compagna di classe ha comportato un sonoro rifiuto. Con queste credenziali mi son presentato all’inizio del mio….

…quarto lustro. Decisamente un miglioramento…il mio “nerd factor” cala drasticamente, anche grazie all’ingresso vero e proprio nel mondo delle superiori. La nuova scuola (il mitico Istituto Radiotecnico A.Beltrami) comincia a presentare il conto. Non era proprio possibile farcela continuando con l’andazzo degli anni precedenti. Entro per fare la seconda e, puntualmente, mi segano. A giugno. Diretto, senza nemmeno passare per gli esami di settembre. La vera figata però è data dal discorsetto che il vicepreside, il prof. Cattaneo, fece a mia mamma:”Signora, non potevamo comunque farlo andare avanti. L’anno prossimo si rimetterà in pari. Lasciategli fare le sue vacanze tranquillo, come si deve. Poi da settembre, glielo assicuro, dovrà scavare!”. Avevo 15 anni. Provate ad immaginare un adolescente di 15 anni, con 3 mesi di vacanza da affrontare senza il patema dei compiti delle vacanze o degli esami a settembre. Era il 1989. Credevo che nulla mia avrebbe potuto fermare. Skateboard tutti i giorni, mare, amici, onde, il magazzino, i tuffi dal molo..Alassio era roba mia. Finchè il mio amato skate non mi ha “tradito”: un dannato sassolino ha bloccato la ruota, lo skate si è piantato, ho appoggiato il piede d’istinto eee…SWOPL!! Caviglia andata. Erano i primi di agosto. Ho passato il resto dell’estate con la gamba immobilizzata da sotto il ginocchio. Da allora la caviglia destra non ha mai smesso di darmi problemi…ma gli anni passavano e le cose pian piano acquistavano una profondità diversa. Non so quanto fosse determinato dal fatto che stessi cambiando io e quanto dal cambiamento delle prospettive, fatto sta che il mondo diventava sempre più accessibile. Il fatto è che nel frattempo tante cose cambiavano ed il mio sex appeal di conseguenza…a parte i vari abusi di sostanze più o meno lecite, che comunque riuscivo abbondantemente a tenere sotto controllo ma che forse mi davano un po’ l’aria da “ragazzo problematico”, era l’attività in discoteca ad aprirmi nuovi orizzonti…pian piano tutte le mie fantasie da pipparolo cominciavano a prendere consistenza…diciamo che la “perdita dell’innocenza” è stata da me accolta molto favorevolmente, via…Per non parlare poi di quando, nel giugno del 1992, finalmente raggiunsi uno dei primissimi traguardi della maggiore età: la patente. Quel resto del mondo, che fino ad allora era per me determinato esclusivamente dalla disponibilità o meno di una stazione ferroviaria, spalancava a me i suoi orizzonti. Nel frattempo il mondo si era messo a ruotare sotto di me: Amsterdam, Praga, gli U.S.A. mi erano finiti sotto i piedi in meno di tre anni…E che anni…

Arriva quindi il mio quinto lustro. E qui, diciamocelo, la storia cambia parecchio. L’inizio del mio quinto lustro si caratterizza per due cose: la delusione universitaria, il conseguente cazzeggio ed il servizio militare. Delusione universitaria perchè nelle mie intenzioni vi era quella di entrare al Politecnico per fare Ingegneria informatica. Ma i test di ammissione, organizzati secondo dei crismi assolutamente incomprensibili per me, mi punivano per il mio ridicolo punteggio di maturità, a fronte di un punteggio test assolutamente valido. Vedermi scavalcare da orde di ex-studenti dei vari licei artistici, che non sapevano nemmeno che cosa fosse un bubble sort ma risultavano più meritevoli di me di accedere ad ingegneria, mi causò un forte senso di frustrazione. Mi iscrissi pertanto senza alcuna ambizione alla Statale, per fare Scienze dell’Informazione. Passai due anni del cazzo, sprecati più a farmi canne a casa di amici che a studiare. In verità, a ripensarci oggi forse avrei fatto meglio a darmi più da fare, ma all’epoca fu più forte di me: vedere il modo assolutamente clientelare e “sporco” con cui venivano gestiti gli studenti e le sessioni di esame mi aveva dato il voltastomaco. Decisi di non andarmene senza aver prima dato prova di farcela: alla fine della fiera mollai l’università pur vantando la media del 29….avevo fatto un esame (Teoria ed Automazione delle Macchine Calcolatrici) ed avevo preso 29! Ma le angherie a cui ero stato sottoposto per poter arrivare all’orale mi avevano talmente disgustato che, subito dopo aver ricevuto il mio libretto dal prof, aprii la finestra e lo gettai nel cortile del dipartimento dicendo:”Grazie! Ma in questo posto di merda non mi vedrete più!”…esattamente un anno dopo sarei partito per Taranto, destinazione S.A.R.A.M., per il mio mese di C.A.R. Ma nel frattempo c’era ancora da imparare un mestiere…e grazie all’idea di un mio caro amico di rilevare un bar ad Alassio, potei dilettarmi con lui in una arte, perchè di questo si tratta, che mi avrebbe per sempre lasciato un caro ricordo: il barista. Per riassumere posso usare cinque esclamazioni:

  1. Quanto alcool!
  2. Quanta figa!
  3. Quanto ridere!
  4. Quanto ghiaccio!
  5. Quanta fatica!

Ma ogni bel gioco dura poco e, come detto, di lì a poco sarei partito per la naja…naja che mi è tutto sommato passata bene, dato che dopo l’addestramento mi han mandato a due passi da Alassio. Poi la naja è finita ed ho cominciato, nel gennaio del 1997, a lavorare veramente. Da quel momento fino alla fine del lustro, cambia un nuovo elemento della mia vita: la disponibilità economica. Dopo pochi mesi di lavoro come “stagista” sottopagato, vengo assunto da una aziendina che aveva rilevato una struttura da un fallimento…una robetta dove mi devo sbrigare un po’ di tutto, dal network administrator al sistemista, dal programmatore html allo sviluppatore flash…il tutto alle dipendenze di uno che si faceva chiamare con uno pseudonimo…hmm…dopo poco ero stufo…un mio caro amico dell’epoca mi suggerì di chiamare dove lavorava lui…e fu così che mi venne offerto un lavoro presso l’IBM. Che occasione, per un informatico! Andai ed il lavoro mi piacque…non era complicato, sicuramente era meno poliedrico rispetto a quanto facevo prima ed il contratto co.co.co sicuramente meno vantaggioso dell’assunzione di prima, ma cazzo! Lavoravo per l’IBM!! Il lavoro cresceva, le responsabilità pure…decisi di aprirmi la partita IVA e farmi pagare come consulente. Quanti soldi…avevo 24 anni e guadagnavo 2.7 milioni (di lire, ovviamente) al mese! Me ne andai di casa. D’altronde era già da qualche mese che passavo più notti fuori a dormire a casa della mia tipa di allora che quelle che passavo in casa..prendere in affitto un appartamento era bene all’interno delle nostre disponibilità…e così, pieno di soldi terminai il mio quinto lustro…

Il sesto lustro fu qualcosa di assolutamente devastante, sia emotivamente che professionalmente. E’ stato decisamente il lustro degli eccessi: sessuali, alcolici, professionali, economici, sportivi…
Ho provato di tutto: dalla gioia più estrema alla disperazione più cupa. Sono financo arrivato a dover fare la spesa per le successive due settimane con 5200 lire, bancomat e carte di credito bloccate per insolvenza. Ho passato una settimana a mangiare zuppette di acqua, sale e riso soffiato (quello per i cani…) o latte, zucchero e riso soffiato. E dall’altro lato, ho potuto sperimentare , sperimentare, sperimentare. conoscere gente, fare di tutto, buttar via 500 mila lire per il gusto di offrire da bere a tutti gli amici…Ma è proprio da questo lustro che mi tocca cominciare a tenermi certe cose solo per me. nel 2001 arriva la casa nuova, di proprietà, grazie all’intelligenza di mio padre. Da quello deriva l’ingresso in un vortice di assoluta follia, culminata nel 2003, quando scopro una nuova passione, violentissima ed incontenibile. Le moto. Davvero, credetemi, è difficile mettere in fila l’insieme confuso di ricordi di quel periodo…tante, troppe frequentazioni di letto, tante, tantissime nottate di lavoro. Mettersi al computer alle 8 di sera ed accorgersi di averci passato la notte solo perchè vedi una lama di luce filtrare dalla finestra…Oppure decidere al mattino, con la testa dolente per l’ennesima sbornia, di stare a casa “almeno questa sera” per poi, regolarmente, uscire e tornare indietro con qualche numero di telefono in più. Si sommano tanti nomi in quegli anni…i nomi degli amici “di sempre” e quelli dei “nuovi”…lemme lemme, il sesto lustro lascia spazio al settimo, senza un vero e proprio cambiamento, senza una soluzione di continuità….

Settimo: una sola parola domina su tutto. E’ un nome che porta con sè una tempesta devastante, un amore travolgente come una tempesta tropicale. Stefi. Conosciuta praticamente per caso una fredda sera di gennaio (ed immediatamente detestata…), dopo pochi mesi scocca qualcosa di strano, inspiegabile e che continua tutt’ora…il resto della mia vita si trasforma, si modifica…esco dal vortice degli eccessi ed entro nel vortice dei programmi…il mio settimo lustro è cominciato solo da un anno e mezzo, ma nulla di ciò che era avvenuto fino a poco prima ha più senso. Certo, le moto, certo, le uscite, certo, il lavoro…ma nulla vale tanto come il bisogno di tenermi accanto la mia “Pulcetta”, come la chiamo io…Ancora un bel po’ di soldi in tasca e l’irrefrenabile voglia di condividere ogni attimo con lei. A luglio ci mettiamo insieme, a settembre lei viene a vivere con me. Passa il tempo, stiam bene, con i nostri alti e bassi, poi cambia qualcosa nel mondo…comincia a non girare più grana nel mio settore e fare il consulente diventa sempre più difficile…il lavoro salta di punto in bianco ed in capo a poco tempo i soldi non bastano più. Da lì la decisione di dare una svolta e provare ad entrare in qualche azienda per far carriera…Nel frattempo sempre moto, moto, moto, moto…passano anni senza vedere la carriera decollare…ed allora cambio ancora. Lei, il mio Amore, è sempre con me…ed è con una moto nuova di pacca che il settimo lustro lascia il posto all’ottavo…

…Che però comincia con una immagine sfocata, in bianco e nero, pressochè incomprensibile ai non addetti….quell’ecografia di quel “gamberetto”, come lo chiama la ginecologa, è qualcosa che mi lascia un po’ perplesso..mi lascia il famigerato “sorriso ebete”. Ci mettiamo entrambi del tempo a renderci conto di essere in procinto di diventare genitori…poi finalmente arriva lui: Yuri! Diciamo la verità: ha un po’ monopolizzato questo ottavo lustro eh…d’altronde se per me il lustro precedente ha ruotato attorno a Stefi, adesso è più corretto dire che negli ultimi anni io ho ruotato attorno a lei ed a Yuri…Sbattimenti, responsabilità, ristrettezze, mutuo, rate, casini, la macchina troppo piccola, la casa troppo stretta, i mobili troppo pochi, il frigo troppo pieno, il giardino troppo cheppalle, l’asilo troppo uffa…il cambio di casa per andare a stare più comodi ci regala la deliziosa scoperta di una frazioncina vivibilissima e piena di persone simpatiche…Va avanti così questo lustro, tra alti e bassi, pochi soldi, tanto affetto, una strana sensazione di “essere appeso ad un filo”…e poi con la decisione, strana per me e decisamente avulsa alle mie convinzioni di sempre, di sposarmi la mia Pulcetta. Cosa che puntualmente facciamo e che, dopotutto, sembrerebbe rappresentare giusto il rito di passaggio dall’ottavo al nono lustro…ma non è così, perchè è un’altra immagine in bianco e nero, stavolta un po’ più nitida e comprensibile però, che sancisce la fine della vita in tre e l’inizio della vita in 4…Gemma che arriverà a febbraio (speriamo DOPO che mi avranno consegnato la macchina nuova altrimenti sarà un puttanaio senza fine cercare di fare entrare due bambini di cui una carrozzinata, la moglie, i bagagli e quant’altro normalmente si trasloca quandi si circola con un poppante, oltre ovviamente al sottoscritto, in una Peugeot 207). Ecco perchè, per i miei 40 anni, mi son regalato una station wagon e sto aspettando che mi arrivi…dopo ventun’anni esatti, se le tempistiche saranno rispettate, rimetterò il sedere su una Skoda…solo che nel 93 era un taxi ed io ero seduto dietro con una biondina ceka in atteggiamenti compromettenti e pieno di Becherovka fino al collo…Decisamente nulla a che vedere con i viaggi che mi aspettano, cantando le canzoncine di Peppa Pig o cercando di tirare su la testa ciondolante di Yuri addormentato sul seggiolino…C’è un tempo per ogni cosa, decisamente…adesso preferisco Peppa Pig, Stefi che sclera perchè deve allattare, la Skoda col cambio automatico e la testa di Yuri che ciondola…

Ciao ciao, ottavo lustro!

Benvenuto nono!

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4 anni fa

zzzzz

Quattro anni fa, a quest’ora, io e la mia attuale moglie eravamo entrati da poco nella sala travaglio…Le doglie erano ancora di là da venire ed entrambi eravamo lì, in quella stanza troppo grande per una persona sola e nel contempo, come avremmo scoperto di lì a poche ore, troppo piccola per tre di cui uno in uscita. Ricordo ancora con ironia il momento in cui mi son reso conto che il bimbo voleva proprio uscire ed il modo in cui lo comunicai all’ostetrica:”Oh questa dice che deve spingere!”. In capo a meno di un’ora avrei tenuto Yuri tra le braccia, guardandolo come si guarderebbe un alieno, con quella sua testa tutta allungata e quegli occhioni che si guardavano intorno con espressione stranita, quasi si stesse domandando:”cos’è tutto questo casino di luci, suoni e colori??”. Ricordo il modo in cui gli sussurravo “Forza Milan!”, solo per fare incazzare la sua mamma interista mentre ancora la ricucivano lì sotto…

Ed oggi sono 4 anni da allora.

Di solito non si considerano i 4 anni una tappa chissà quanto fondamentale, ma per come la vedo io invece lo sono. A 4 anni sei più vicino alla scuola che all’asilo, sei più vicino ai 6 anni che ai 2. Ormai sei grandicello. Ti riempi di orgoglio perchè ti vesti da solo, e parli, parli..parli..parli…ma quanto cazzo parli?? 

Tante ne avrei da dire e da raccontare di te, che mi riempiono il cuore di gioia…ma le parole non saranno mai abbastanza per poter descrivere quanto mi colora la vita la tua vocina che, mentre mi salti al collo, mi grida:”CIAO PAPA’!! Come sono felice che sei qui!”.

Buon compleanno amore di Papà.

Bureaucracy

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Ebbene si, alla fine anche io ho ceduto…ormai manca relativamente poco, pertanto è giusto che io metta in piazza anche questo: mi sposo. Non entro nel merito della decisione, perchè di fatto era nell’aria da un po’. Quello che mi interessa analizzare è il complesso di interazioni che questa decisione comporta. OVVIAMENTE io contavo in una cerimonia molto semplice. Ed OVVIAMENTE le mie aspettative son state completamente scavalcate da un entusiasmo organizzativo da parte di Stefi di proporzioni bibiliche: ad oggi siamo ad un centinaio di invitati. Il che non sarebbe assolutamente un problema se si trattasse di una pizzata in compagnia. il problema è che tutte queste persone bisogna coccolarle come micini appena nati…le bomboniere, gli addobbi, il tavolo, le partecipazioni..A questo si somma la tragedia (per me) della scelta di un abito idoneo all’occasione, l’acquisto delle fedi, la partecipazione (gioiosa, ça vas sans dire) all’organizzazione dell’evento e quant’altro. Ma si sa. l’amore fa fare di tutto…e quindi, alla fine, nonostante i miei mugugni, la macchina organizzativa si è messa in moto. Domenica scorsa la Stefi è riuscita persino a farci andare alla Fiera degli Sposi. Ora: io detesto le fiere con tutto me stesso. No vado nemmeno più all’EICMA, che dopotutto è una fiera piena di moto da sballo e fighe da urlo, perchè detesto quello zampettare lemme lemme tra uno stand e l’altro in cerca di…di…di cosa? Alle fiere si guarda e basta, non si compra!!! Ma vabbè, io dovevo trovare una soluzione al mio problema esistenziale dell’evitare di correre il rischio di presentarmi al mio matrimonio in jeans e maglietta…Ed anche questa l’ho gestita e la sto digerendo. Quello che proprio non riesco a digerire è la follia burocratica di una particolare pratica. Una cosa di una semplicità sconcertante che è stata resa di una complessità paradossale. Una pratica che dovrebbe essere portata ad esempio ultimo di tutto ciò che non funziona.
Per sposarsi, fondamentalmente servono: gli sposi, i testimoni, un ufficiale di stato civile. Ma non basta: c’è anche un’altra cosa che è assolutamente indispensabile: un luogo per sposarsi. Avendo io e la Befy optato per il rito civile, la scelta è caduta, ovviamente, sull’aula consiliare del Comune. L’aula consiliare alla fine della fiera è niente più che un bel salone pieno di scranni, arredato in maniera un po’ pomposa con dei banconi. In pratica questa roba qui sotto:

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Quando ci si sposa, occorre seguire una certa trafila burocratica, che parte con la richiesta al Comune di procedere alle pubblicazioni di nozze. Le pubblicazioni servono a consentire a chiunque di sapere che io e la Stefi abbiamo intenzione di sposarci, pertanto gli concede una ultima occasione per “mettersi di traverso”. Retaggio di una antica cultura contadina in cui i matrimoni erano dettati da interessi inconfessabili e, spesso, erano eterodiretti al solo scopo di concentrare gli assi ereditari, oggigiorno alla fine della fiera servono solamente ad avviare l’iter burocratico della “prenotazione” del funzionario di Stato civile che dovrà materialmente celebrare le nozze. Cosa che, ovviamente, si paga per mezzo di un bollo. Ed infatti, in sede di deposito allo Stato civile della richiesta, abbiamo dovuto “oblare” €14.90. E ci è andata bene, che siamo entrambi residenti nel Comune di Peschiera Borromeo. Altrimenti sarebbero stati €14.90 A TESTA. Ovviamente non c’è stato alcun problema a cacciare di tasca nostra i 14.90 “cash”.  La funzionaria ha preso il ternese e lo ha immesso nella busta allegata all’intera pratica, rilasdcinadoci apposita ricevuta. Easy as is. Finito? A posto? Certo che NO. Come dicevo, per sposarci dovremo adoperare l’aula consiliare. Secondo voi, basta chiederla? Cioè: dato che si tratta di una struttura del nostro comune di residenza, al quale versiamo oboli, tasse, imposte, addizionali e quant’altro, basta chiederne l’uso? Ovviamente no. Bisogna affittarla. Nel renderci edotti su tale argomento, la funzionaria ha estratto da un faldone un foglio sgualcito, ormai giallino, recante le tariffe per l’affitto dell’aula consiliare, ripartite per periodo dell’anno, orario e giorno della settimana. Ne desume che il dovuto per l’affitto assomma ad €67. “OOOOOOKKEYYY” penso io, estraendo il portafogli dalla mia tasca. Al che la funzionaria, testualmente, mi blocca:”Eh, no. mica così. Sennò era troppo facile!”. “Whaddaffuck?!?” Penso io…E così, ci illumina sulla procedura corretta. Mettetevi comodi.

1) Recarsi all’ufficio ragioneria generale del Comune con apposito modulo recante le informazioni sulla data ed ora della celebrazione, oltre che con le fotocopie delle carte d’identità dei testimoni.
2) La ragioneria generale ci consegnerà apposito modulo “sdsdfgenrio aofhei h”, necessario ad effettuare il pagamento.
3) Dotati di suddetto modulo ci dovremo recare DI PERSONA ad una particolare filiale di banca dove potremo provvedere al versamento ESCLUSIVAMENTE IN CONTANTI.
4) Effettuato il versamento, lo sportello ci restituirà prova dell’avvenuto versamento.
5) Dotati della prova del versamento ci recheremo nuovamente all’ufficio ragioneria generale per dimostrare l’avvenuto pagamento.
6) A questo punto la ragioneria generale ci consegnerà apposita ricevuta dell’avvenuta oblazione, con la quale potremo recarci di nuovo all’ufficio di Stato civile per “confermare” le generalità dei testimoni e la celebrazione.

Ora: io non voglio sembrare a tutti i costi un rompicoglioni, ma qualcuno mi dovrebbe spiegare PERCHE’ nel 2013, con a disposizione tutti i sistemi possibili ed immaginabili di pagamento (bancomat, carta di credito, bonifico, assegno, contanti, bollettino postale, mav, rav e chi più ne ha più ne metta), un comune di 23000 abitanti circa deve sottoporre i propri concittadini ad una umiliante e dispendiosa diaspora tra uffici e filiali di banca per poter pagare l’affitto di una sala consiliare che, a rigor di logica, essendo di proprietà del Comune è già stata abbondantemente pagata dalle nostre tasse? Ma, soprattutto, per quale motivo è possibile pagare in contanti alla funzionaria il bollo (che è una imposta e pertanto afferisce alla fiscalità generale) e non l’affitto della sala consiliare che finisce direttamente in cassa al Comune?

A voi le considerazioni….

Son pur sempre uno smanettone…

Mi sono aperto un blog tecnico, dedicato esclusivamente all’informatica, alla sistemistica ed all’hacking.

Lo trovate qui:

http://4outofmemory.blogspot.it/

Perle

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Disclaimer importante: tutto ciò che segue è frutto di esperienze mie, dirette o indirette, collezionate nell’arco della mia intera vita lavorativa. In nessun modo queste possono o devono essere fatte a risalire a specifiche aziende o persone.

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Tastiere ribelli

Utente:”Ho un problema con il computer nuovo che mi avete dato…la tastiera non funziona!”
Admin:”Strano..quando preme i tasti non appare nulla?”
Utente:”..hmm…non esattamente: qualsiasi tasto premo, appaiono solo dei pallini!”
Admin:”..Capisco…cortesemente: mi può leggere cosa c’è scritto subito a sinistra di dove sta cercando di scrivere?”
Utente:”c’è scritto <<Password>>”
Admin:”…ooooookkkeeeyyyyyyyyyy…..”

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“I’ve got the power!”

Utente:”Ho assolutamente bisogno di una mano!! Non mi va più la posta elettronica!!”
Admin:”Le appare un errore o semplicemente è tutto bloccato?”
Utente:”No, no, non va niente! Niente di niente!”
Admin:”Mi sta dicendo che vede tutto lo schermo bloccato? Non si muove nemmeno il cursore del mouse?”
Utente:”No, no, non funziona niente! E’ tutto nero!”
Admin:”…hmm…controlli il bordo dello schermo, sulla plastica, in basso a destra…c’è un pulsante?”
Utente:”aspetti che guardo….si, si…c’è disegnato sopra un cerchietto con una lineetta che lo taglia, che faccio?”
Admin:”Lo schiacci…”
Utente:”Un secondo solo…fatto, e adesso?”
Admin:”adesso funziona?”
Utente:”Si, adesso sì…cos’era successo?”
Admin:”Troppo complicato da spiegare…buon lavoro…”

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Telepatia

[arriva una chiamata da un numero interno]
Admin:”pronto?…pronto??…PRONTO??”
[l’admin si alza e si dirige presso l’utente dal cui terminale proveniva la chiamata…]
Utente:”Ah, sei qui! Ti chiamavo perchè non mi funziona il telefono…”
Admin:”Capisco.. la prossima volta fischia.“

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Pescare in ufficio

Utente:”Ciao. La rete è rotta!”
Admin:”Vorrà dire che non pescherete niente…”

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Trapani e spilli

Utente:”Salve, credo che degli hacker mi abbiano bucato il computer..si dice così?”
Admin:”Si, ma solo se il foro è oltre i 5 mm, altrimenti si dice <<mi abbiano punto il computer>>…”

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Soluzini improvvise a problemi improbabili

Utente:”Ciao, hai un minuto?”
Admin:”si, dimmi…”
Utente:”allora: io stavo facendo una presentazione, quando…
[circa 10 minuti di soliloquio su tutto ciò che ha fatto negli ultimi minuti prima di chiamare]
….ed alla fine mi è apparsa questa finestrella che non avevo mai visto!”
Admin:”…hmm..ok, e cosa c’è scritto?”
Utente:”Eh, non mi ricordo…ho premuto <<ok>> ed è scomparsa! Adesso cosa devo fare?”
Admin:”Adesso devi riagganciare il telefono.”

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Siti web importanti

Utente:”Ciao, ho assolutamente bisogno che mi sblocchiate dal firewall un sito importantissimo che mi serve assolutamente entro stamattina!!”
Admin:”No problem, mandami una mail con l’indirizzo del sito mettendo in copia il tuo capo ed in 5 minuti lo sblocchiamo!”
Utente:”La mail serve per forza?”
Admin:”Eh, si…”
Utente:”…ah…ok…no, vabbè, allora lo faccio stasera da casa…dopotutto non è poi così importante..”

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Dimostrazione di coraggio

Utente:”Ma avete bloccato facebook?”
Admin:”Anche tu hai provato ad andarci e ti è apparso un messaggio che ti diceva che è stato bloccato, vero?”
Utente:”Si, si, esatto!! Come fai a saperlo? E’ successo anche ad altri?”
Admin:”Non lo so..gli altri non hanno avuto il fegato di chiamarmi come hai fatto tu…”

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I virus

Utente:”Credo di essermi beccato un virus!”
Admin:”Perchè, che problemi hai?”
Utente:”Ma non io, il mio PC!”
Admin:”ok…dei tuoi problemi ne parliamo dopo..cominciamo col PC…”

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Richieste assurde

Utente:”Ciao..una domanda: posso far verniciare il computer?”
Admin:”EEEEEEEEEHHHHHH???” 8-o

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Arbeit Macht Frei

Utente:”Ciao…immagino che non si potrà, ma provo a chiedertelo lo stesso: se volessi guardare un film oggi pomeriggio..?”
Admin:”Ma guarda che puoi farlo tranquillamente…”
Utente:”DAVVERO POSSO??”
Admin:”Certo che sì…mica è un lager questo…puoi prenderti un permesso e andare dove ti pare..anche al cinema!”

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Gente che ha bisogno di parlare…

Utente:”Ciao, hai da fare?”
Admin:”Veramente si…adesso proprio non posso…”
Utente:”Vabbè, dai…ti rubo solo 2 minuti!”
Admin:”No, non hai capito: ho detto che non posso!”
Utente:”Hahaha..che forte che sei! Dai, senti, allora…stavo scaricando un foglio excel dal sito di un cliente, quando..”
Admin:”Guarda che ti lascio a parlare da solo eh…”
Utente:”…mi è apparso un popup che mi diceva che…”
[ho appoggiato il telefono sulla scrivania e la persona in questione ha parlato per 15 minuti buoni prima di accorgersi che non la stavo ascoltando]

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Dialogo surreale

Utente importante:”Salve…senta..io ho un problema: non è possibile!”
Admin:”…hmmm…non è possibile COSA, di preciso?”
Utente importante:”Dovevo…ecco…c’era il coso, lì…massì, come si chiama?? Vabbè, comunque la rete è inutilizzabile!”
Admin:”…ehm…c’è un programma in particolare che non le funziona?”
Utente importante:”Vabbè, adesso non mi viene in mente, ma comunque dovete fare qualcosa ed in fretta per sistemarlo, perchè qui non si può andare avanti così!”
Admin:”Faremo tutto il possibile, non si preoccupi.”
Utente importante:”Grazie, mille.”
[ovviamente non si fa nulla, ma dieci minuti dopo richiama]
Utente importante:”Grazie, grazie mille! Adesso funziona! Cosa c’era che non andava?”
Admin:”sicuro di volerlo sapere?”
Utente importante:”No.”

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Bionde

Utente femmina:”Ciao, scusa, una domanda: posso salvare le mie foto sul server?”
Admin:”Normalmente no, ma se sei carina sì! hahahaha!!”
Utente femmina:”Beh, di solito mi dicono che lo sono!”
Admin:”Guarda che la mia era una battuta…”
Utente femmina:”Ah, non avevo capito…allora posso?”
Admin:”No, non è possibile.”
Utente femmina:”Ma guarda che sono davvero carina!”
Admin: |-o
(p.s.: E’ davvero bionda.)

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Vietato fumare

Utente:”Ciao, cosa posso fare se il mio PC fuma?”
Admin:”Digli che negli uffici è vietato.”

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Utenti competenti

Utente:”So che hai messo i nuovi firewall la settimana scorsa!”
Admin:”si, e quindi?”
Utente:”Eh, mi sa che non funzionano bene..”
Admin:”Perchè?”
Utente:”eh, è da una settimana che bittorrent non mi scarica più nulla!”
Admin:”Ma sai cosa vuol dire <<firewall>>?”

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Budget

Utente importante:”Dobbiamo assolutamente fare qualcosa di più per tutelare la riservatezza dei dati!”
Admin:”Sono perfettamente daccordo con lei! E’ ben per questo che tempo addietro ho suggerito di ragionare sull’implementazione di una complessa serie di sistemi di controllo e protezione che ci permettessero di ovviare almeno alle carenze infrastrutturali della sede centrale.”
Utente importante:”E perchè non l’abbiam fatto?”
Admin:”Perchè il capo ha detto che il progetto costava troppo!”
Utente importante:”Perchè quanto costava?”
Admin:”Nella versione più elementare attorno ai 100k!”
Utente importante:”E’ troppo!”
Admin:”Appunto.” |-(

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“E’ l’azienda che lo chiede!”

Utente importante:”Buonasera. Abbiamo un problema: un mese fa abbiamo firmato il contratto per xxxxxxxxx, che prevede tutta una serie di funzionalità tecniche che non le spiego ora per brevità. Il punto è che per onorare il contratto abbiamo bisogno di una connessione Internet, che è stata ordinata due settimane fa. Ora mi dicono che c’è stato non so bene quale ritardo nella consegna del collegamento ADSL, perchè pare che l’operatore tlc non avesse il rutter da installare, pertanto non ci hanno rilasciato la linea. Oggi è venerdì e noi lunedì dobbiam partire. Cosa possiamo fare?”
Admin:”Mi scusi, ma non ho la più pallida idea di cosa sta parlando…mi sta dicendo che avete ordinato una linea dati e l’operatore non ve l’ha rilasciata in tempo? In tal caso occorre sentire l’operatore, perchè io da qui non posso fare nulla…”
Utente importante:”No, beh, la linea mi dicono che l’hanno portata…solo che manca il rutter.”
Admin:”Eh, quindi la linea non c’è…”
Utente importante:”No, la linea c’è, perchè mi han detto che hanno messo anche la presa a muro…manca solo il rutter!”
Admin:”Si, ho capito, ma una linea ADSL per essere rilasciata deve per forza avere il router, che deve essere configurato con dei parametri definiti dall’operatore. Altrimenti è solo una banalissima coppia di cavi telefonici”
Utente importante:”Ecco, perfetto! Lo immaginavo già. E’ per questo che ho mandato Tal dei Tali a comprare il rutter. Avremmo bisogno che ce lo configuraste per far partire la linea.”
Admin:”No, forse non mi sono spiegato bene…il router, per far funzionare la linea dati, deve essere configurato con dei parametri che conosce solo l’operatore e che vengono impostati in fase di rilascio della linea…io non posso configurare un router senza sapere i parametri di linea…oltretutto non so nemmeno se dal lato della centrale è già stata attivata..magari han solo tirato i cavi..”
Utente importante:”Senta, adesso non stiamo qui a fare discussioni sterili sulle competenze di ciascuno! Non lo sto chiedendo io come un favore! E’ l’azienda che lo chiede, quindi veda di darci una mano senza troppe polemiche inutili! L’azienda ha bisogno che lei ci faccia funzionare la linea! Entro lunedì!”
Admin:”Non è una polemica, mi creda, è che proprio anche volendo non ho alcuna possibilità tecnica di configurare la linea, nè tantomeno di impostare in un router qualsiasi quei parametri..non li so.”
Utente importante:”E chi è che li sa?”
Admin:”In teoria l’operatore…”
Utente importante:”E facciamoceli dire!”
Admin:”Ma guardi che non ce li dicono, perchè li definiscono i loro tecnici in fase di rilascio.”
Utente importante:”Proviamo lo stesso! Chiamiamoli e facciamoceli dire! Le do il numero di telefono del tecnico che è andato ad installare la linea: 3351234567”
Admin:”Come vuole…la richiamo dopo averlo sentito…”
[chiamata al tecnico]
Admin:”Salve, sono xy, della ditta xxxxxxxx. Mi dicono che lei è il tecnico che la settimana scorsa ha installato una linea ADSL presso la sede di zzzzzzzzz. Mi dicono che non ha rilasciato la linea perchè non disponeva del router, pertanto mi chiedono di chiederle se lei dispone dei parametri di linea per eventualmente configurare un router temporaneo in attesa che arrivi quello definitivo…”
Tecnico:”Guardi, io veramente sono della ditta tal dei tali, e ci occupiamo solamente di tirare i circuiti per conto di diversi operatori…per il resto non ne so nulla, perchè le linee ADSL vengono configurate dalle centrali…”
Admin:”Immaginavo…scusi il disturbo e grazie lo stesso…arrivederla”
[richiamata all’utente importante]
Admin:”Salve, sono xy…ho chiamato il tecnico!”
Utente importante:”Oh, finalmente! Ci voleva tanto? Adesso abbiamo tutte le informazioni, giusto? Lo configuriamo ‘sto benedetto rutter?”
Admin:”No, veramente il tecnico di cui mi ha dato il numero lavora per la ditta che ha in subappalto l’installazione dei circuiti per conto dell’operatore, ma come le avevo detto, lui ha solamente <<tirato i cavi>> dall’armadio fino alla presa…se la linea è attiva o meno non lo sa, nè tantomeno ne conosce i parametri..”
Utente importante:”Chiamiamo l’operatore!”
Admin:”Ha una copia del documento di rilascio?”
Utente importante:”No, non ho niente…ho solo il numero di telefono che le ho dato..”
Admin:”Ok, senta, provo ad essere più chiaro possibile: non esiste alcunissima possibilità che io o lei o chiunque altro al di fuori di un tecnico dell’operatore che vi ha venduto la linea, possa configurare una ADSL che non è stata rilasciata.”
Utente importante:”Non è questo quello che voglio sentirmi dire!”
Admin:”E cosa vuole che le dica?”
Utente importante:”Che lunedì la linea sarà funzionante!”
Admin:”Lunedì la linea sarà funzionante.”
Utente importante:”Oh, ecco. Così va meglio. Adesso mi dica di cosa ha bisogno.”
Admin:”Ho bisogno che l’operatore me la rilasci, attivando l’ADSL sul circuito ed andando ad installare il router.”
Utente importante:”Ah…ho capito. Grazie.”
Admin:”Prego, ci mancherebbe…”
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Capirsi

Utente:”Ciao, ho un problema con un contratto che prevede l’invio di un server con un UPS”
Admin:”Dimmi…”
Utente:”Ecco, il mio problema è che l’UPS qui da noi non c’è.”
Admin:”E non potete farvene arrivare uno?”
Utente:”No, qui da noi c’è solo TNT.”
Admin:”ahahahahaha…no, scusa…mi sa che stiam parlando di due cose diverse…ti spiego: l’UPS è un dispositivo che garantisce l’alimentazione al server anche nel caso in cui dovesse saltare la corrente elettrica, hai capito? Vi hanno chiesto di mandargli un server dotato di quel dispositivo, tutto qui…potete usare un corriere qualsiasi.”
Utente:”si, si, ho capito..ma qui da noi arriva solo TNT, di UPS non se ne parla proprio! Come possiamo fare? Sul contratto è specificato che <<il server dovrà tassativamente essere installato presso le sedi con un UPS>>”
Admin: |-(

Qualcosa

 

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C’è qualcosa di strano nell’idea che molte persone si fanno del motociclismo. Molti si immaginano i motociclisti come degli incoscienti rumorosi che, senza essere consapevoli di quello che stanno facendo, “si vanno a cercare i guai”. E’ difficile spiegare a costoro che le cose non stanno proprio così. Ci sono tanti motociclisti stupidi, certamente, ma non ci sono motociclisti inconsapevoli. Chiunque abbia cavalcato una moto si è reso immediatamente ed inequivocabilmente conto di essere esposto ad ogni rischio possibile. Basta l’urto che si prova quando un insetto ti si abbatte sul torace a 100 all’ora per farti capire che la tua carne sarebbe incapace di sopportare un urto con qualcosa di più importante di una vespa o una farfalla…Quindi lo dico a tutti: no, non siamo affatto inconsapevoli.
Ci sono altre persone che invece “mitizzano” all’inverosimile i loro idoli, quelli che ogni anno per una ventina di weekend si rendono protagonisti di quello spettacolo che sono le gare di moto. Ed è difficile far comprendere a loro che quegli “idoli” invece sono delle persone semplici, come tutti gli altri, che però hanno dalla loro una sola, unica, grande capacità: quella di mettere da parte il loro istinto di conservazione nel momento in cui abbassano la visiera. Sono persone naturalmente semplici, che apprezzano le piccole cose esattamente come noi, con in più la consapevolezza di fare un mestiere che è pericoloso. Non molto più pericoloso di tanti altri, questo no. Ma più pericoloso perchè sanno che la loro disgrazia potrebbe consumarsi in diretta TV. Sanno di fare un mestiere in cui la morte ha un ruolo mediatico. Sanno che quella dama nera si annida nei particolari, nelle piccole cose. Sono persone che si sono abituate negli anni a fidarsi ciecamente degli uomini che nei box gli sistemano le moto. Perchè quelle moto vengono smontate e rimontate in continuazione, quindi sanno che le probabilità che ci si dimentichi di stringere una vite o un dado è molto più alta. Ma loro si fidano. Ed è per questo che i piloti sviluppano un rapporto speciale con la gente che li circonda. Non perchè vivano ogni giorno come se fosse l’ultimo. Semplicemente perchè sanno di fare la cosa che gli piace di più e spesso non riescono a contenersi dal condividere tutte le loro emozioni con chi gli sta vicino. I piloti tra loro scherzano tanto. Ridono e fanno battute usando metafore spesso iperboliche. Ridono di cose che per altri sarebbero terrificanti. Parlano di sbacchettate a 200 all’ora scherzando come se si trattasse di un gioco. Perchè per loro, correre in moto è anche un gioco. Se le moto andassero su binari, se non ci fosse la possibilità di cadere, se non fosse dietro l’angolo il rischio di un urto, semplicemente non si divertirebbero più. “Se entrando in curva non provo l’agghiacciante sensazione di cadere, vuol dire che sono entrato piano”, diceva Ray Amm negli anni ‘50. Da allora le cose non sono cambiate più di tanto. Ci sono dei piloti “amatoriali”, come il sottoscritto, che non sanno nemmeno quale è il proprio limite e quando vanno a girare in pista ne scoprono un pezzettino per volta. Ci sono altri amatori che invece preferiscono trovarli tutti, il più in fretta possibile. E sfasciano motociclette ed ossa in continuazione nel desiderio di trovare quel decimino in meno. E poi ci sono i piloti veri. Quelli che vanno sempre ed inspiegabilmente più molto più veloci. Quelli che là dove tu cerchi disperatamente di recuperare due decimi, con la tua stessa moto vanno 2 secondi più veloci. Quelli che hanno una specie di sensore piezoelettrico nelle chiappe che fa sentire loro amplificate al massimo tutte le minime asperità dell’asfalto. Quelli che se in una curva perdono il posteriore e rischiano un high side, quando rientrano ne parlano con esaltazione, come se avessero “domato una bestia”. Gente a cui le esperienze che per noi “comuni mortali” sarebbero terrificanti, per loro sono semplicemente “indicatrici”. Se han perso il posteriore lì così, sanno che lì c’è un limite. Della moto, delle gomme o della pista..non importa. C’è e basta. E devono trovare il modo di aggirarlo. E dove un amatore “lascerebbe” mezzo secondo per essere certo di mangiare la pastasciutta la sera, loro recuperano un secondo e mezzo. E’ quello che fanno, è quello che li fa sentire più vivi. I piloti non si rimettono in sella con una clavicola fratturata due ore prima erchè sono “eroi”. Lo fanno perchè è quello che a loro piace fare. Correre con le moto.
Ed è tra queste persone che si trovano poi quei personaggi strani, quei tizi che sembra che abbiano veramente un dono innato. Quelli che hanno veramente quel “qualcosa in più” rispetto a tutti gli altri che gli stanno attorno. Li chiamano “fuoriclasse”, “talenti naturali”, “campionissimi”. Sono persone che si distinguono dagli altri campioni non tanto perchè sono più veloci, perchè spesso non lo sono nemmeno, quanto perchè hanno una incontenibile voglia di vincere. Gente che si distingue dai “lavoratori del manubrio” proprio perchè quando abbassano la visiera non si accontentano di “dare il massimo”. Vogliono essere “i migliori”.
Ed è proprio lì, tra i migliori, che si trovano le vere leggende. Quelli che fanno la storia degli sport motoristici. I Villeneuve, i Rossi, i Rayney, gli Ascari, gli Shumacher e tutti gli altri. Ed è tra questi ci si infilano anche quelli che vincon poco ma danno tanto. Quelli che sono sempre lì, nelle posizioni di rincalzo ma che ci provano sempre. Quelli che ti emozionano perchè nella mischia non si tirano mai indietro. Quelli che in una gara, anche se sanno di non poter vincere, non mollano mai e combattono per ogni posizione. Quelli che hanno quel “qualcosa”, sia dentro che fuori dalla pista, che li rende unici. Quelli che possono infiammare le folle con un sorpasso al limite come con una intervista “fuori dagli schemi”. Quelli che pensi sempre che siano troppo speciali per poter condividere il destino beffardo di altri meno fortunati di loro.
Tutti han pianto Tomizawa l’anno scorso. Tutti han pianto Ratzenberger nel ‘94, come hanno pianto Craig Jones nel 2008…Eppure queste tragedie, per quanto toccanti, non hanno mai raggiunto i cuori degli appassionati con la stessa disperante potenza con cui hanno appreso della morte di personaggi del calibro di Gilles Villeneuve, Ayrton Senna, Daijiro Kato. Sicuramente questi ultimi erano più amati di altri.
Ma non è solo questo.
Il fatto è che noi siamo abituati a vedere questi campioni, tutti quanti, fare degli incidenti impressionanti per poi rialzarsi in piedi come se nulla fosse successo. Vedi piloti automobilistici uscire fuori da degli abitacoli distrutti, da delle irriconoscibili carcasse fumanti, girarsi verso il pubblico e salutare, quasi a dire:”E allora?? Visto che incidente spettacolare che vi ho regalato?”. Ed i piloti di moto spesso fanno persino più impressione, perchè li vedi bene, con le loro braccia e le loro gambe che ruzzolano. Li vedi decollare e sbattere a terra come dei pupazzi per poi rialzarsi, magari un po’ ammaccati, e voltarsi per vedere se la motocicletta è ancora utilizzabile per riprendere la gara. Diventa talmente “quotidiano” il loro rapporto con gli incidenti, che quando restano fermi sull’asfalto devono passare molti secondi prima di renderti conto che qualcosa di grave è successo davvero. Tanti motociclisti son caduti e sanno bene quanto in realtà ogni caduta in pista possa essere pericolosa. Certo, ci sono tante volte in cui ti va di lusso e tutto si risolve con una innocua ruzzolata nella ghiaia della via di fuga. Altre volte invece la prendi “secca”, nel qual caso il dolore si fa vivo dopo qualche minuto. Invece quando si guarda tutto da fuori non ci si rende davvero bene conto del fatto che quei pochi millimetri di pelle, plastica e fibre composite fanno molto per proteggere, ma non possono tutto. Non sono degli scafandri invulnerabili che proteggono la carne e le ossa da ogni cosa. Ti riparano dalle ferite degli incidenti banali. Ti proteggono dagli impatti di alcuni incidenti più seri. Riducono i danni negli incidenti gravi. Ma sono completamente inutili quando gli incidenti sono davvero bastardi. Quegli incidenti banali in cui da un maledetto millimetro passa il confine tra la vita e la morte. Quegli incidenti stupidi in cui una maledetta coincidenza ti porta a ruzzolare proprio lì dove stanno per arrivare altri piloti.
Quegli incidenti che magari arrivano proprio perchè tu sei quel campione speciale, che le prova tutte pur di rimanere in sella, che cerca di rimediare ad una banale scivolata puntandosi sul ginocchio e sul gomito per cercare di risalire in sella. Come hai fatto altre volte, peraltro, suscitando scrosci di applausi dagli appassionati.
Ma questa volta non è andata come pensavi. Questa volta non sei risalito sulla sella. Questa volta sei finito nel punto sbagliato della pista, tra le ruote di due tuoi amici, due campioni del mondo che, ancora una volta, ti stavi tenendo dietro.
Ed oggi non sei più qui con noi. Sei andato a brillare nell’Olimpo dei grandissimi. Probabilmente se potessi vederti oggi, e vedere come stanno reagendo tutti, esclameresti:”Diobò, ragazzi, stavolta l’ho fatta grossa!!!”. Probabilmente saresti persino dispiaciuto per aver coinvolto il tuo amico di sempre..
Non ti ho mai conosciuto di persona, Sic. Son solo stato un tuo grande ammiratore. Ma so che mi mancherai. Mi mancherà quel “qualcosa” che solo tu avevi. Mi mancherà quel “qualcosa” che, anche attraverso lo schermo, mi raggiungeva a casa. Quel “qualcosa” che provavo solo quando ero nel paddock ad aspettare il mio turno di entrare e che tu inspiegabilmente riuscivi a trasmettermi anche mentre ero sul divano a guardarti correre. Inconfondibile con quel tuo corpo troppo grande per quel bolide bianco, con quei capelli inguardabili che sfuggivano ovunque dal casco. Con quel tuo stile unico ed impressionantemente efficace. Con quella tua insolente allegria, quel tuo essere fuori dagli schemi che ti rendeva l’unico vero essere umano in un mondo dove ormai l’umanità sta passando in secondo piano. Ancora una volta l’hai sbattuta in faccia a tutti, la verità. Quella verità che ti han negato quando ti dicevano che eri troppo irruento, mentre tutti quanti sotto sotto pensavano “questo c’ha davvero le palle sotto!”. Hai ricordato a tutti cosa dovrebbero essere le gare di moto.

Addio Sic.

L’automobile

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Giorni fa stavo guardando in TV un “reality” in cui una persona porta ad un gruppo di autopreparatori la sua automobile (normalmente un catorcio pronto per la rottamazione) e questi ultimi gliela rimettono a nuovo, montandoci sopra tutta una serie di accessori e pezzi speciali tali da renderla praticamente una astronave “kitsch”. Una cosa, in particolare, mi ha colpito: il 90% degli accessori erano di per sè assolutamente inutili su una automobile. Dal frigobar alle sospensioni pneumatiche comandabili era tutto un fiorire di arnesi la cui dubbia utilità veniva “compensata” da continue iniezioni di potenza nel motore. Già, in pochi ci fanno caso, ma ogni “accessorio” elettrico che viene montato a bordo dell’auto sottrae potenza al motore, potenza che pertanto non può più essere impiegata per svolgere il compito primario che una automobile dovrebbe svolgere: trasportare gli occupanti dal punto A al punto B. Durante la puntata venivano poi trasmesse delle “interviste” ai preparatori e ad altri fanatici del “tuning”, in cui ciascuno spiegava, con gran sproloquio di aggettivi ("fantastico!”, “utilissimo!”, “insostituibile!”, “lussuoso!”, ecc..), perchè era assolutamente necessario montare la macchina per l’espresso nel bagagliaio piuttosto che l’impianto audio da 2000 Watt…
Ora: io sono certo che quasi chiunque abbia provato la frustrante sensazione di dover staccare l’aria condizionata per riuscire a recuperare qualche cavallo in più che consenta di sorpassare con maggior spunto il camion che si para davanti lungo un tratto autostradale in salita. 30, 40 secondi senza aria condizionata che, in un viaggio di luglio sotto il sole, corrispondono ad un immediato innalzamento della temperatura interna oltre la soglia della perla di sudore sulla fronte.
Ho poi parlato con un amico, un “fanatico di tuning” recentemente rinsavito, che mi ha raccontato il motivo del suo “pentimento”. Aveva una comunissima Fiat Punto 75, comprata per rispondere alla sua esigenza di percorrere il tragitto casa-lavoro in maniera più rapida, dato che ogni mattina perdeva un’ora e mezzo sui vari mezzi pubblici ed ogni sera altrettanto. Si era orientato pertanto su quel modello di auomobile principalmente per motivi di praticità e di economicità nella gestione. Un giorno, mentre passava davanti ad un negozio di autoaccessori, ha visto che vendevano un kit lavafari compatibile con la sua auto. Voleva comprarlo, ma ha scoperto che per montarlo avrebbe dovuto forare il fascione paraurti anteriore. Il costo di tale lavoro però era solo di poco inferiore alla sostituzione integrale del fascione paraurti con uno più sportiveggiante, già predisposto all’installazione dei lavafari, in tinta con la carrozzeria e dotato di attacchi per lo spoiler anteriore. Detto fatto: comprò il paraurti nuovo ed il kit lavafari, portò l’auto dal carrozziere e fece montare il tutto. Dopo una settimana, però, si rese conto che il nuovo paraurti in tinta “stonava” con il paraurti posteriore originale…decise pertanto di sostituire anche quello…comprò il paraurti nuovo e lo fece montare. Una volta ritirata l’auto, gli capitò di fare un viaggio in autostrada. Si accorse che l’auto faceva un po’ di fatica a prendere velocità e, oltretutto, superati i 110 all’ora lo sterzo diventava impreciso. Comprese subito che i nuovi paraurti, per quanto belli, impattavano sull’aerodinamica del veicolo…Decise allora di comprare lo spoiler anteriore, per migliorare la guidabilità…detto fatto, nel giro di una settimana ritirò l’auto. Adesso lo sterzo era tornato preciso, ma le prestazioni erano ulteriormente calate: adesso per arrivar e mantenere i 130 all’ora doveva tenere molto più “sù” il motore. Inoltre, il retrotreno nei curvoni autostradali ondeggiava pericolosamente. Come conseguenza di ciò, il consumo medio di benzina era salito..Ma tantè..adesso l’auto era più “bella”. Un giorno gli capitò di viaggiare sotto l’acqua e scoprì con disappunto che la nuova aerodinamica del veicolo causava un fastidiosissimo depositarsi di gocce d’acqua suli specchietti retrovisori. Andò dal carrozziere che gli suggerì di montare dei retrovisori più piccoli ed aerodinamici, ovviamente riscaldabili per ridurre la persistenza delle goccioline sul vetro ed ovviamente in tinta con la carrozzeria…Già che c’era, spiegò il problema del retrotreno “ballerino” ed il carrozziere gli suggerì di montare uno spoiler sopra al lunotto per compensare la maggior deportanza causata dallo spoiler anteriore. Andò quindi da un autoaccessori e comprò un bellissimo spoiler d’alluminio, biplano, con tanto di staffe in alluminio ricavato dal pieno. Lo fece montare e, finalmente, il retrotreno si stabilizzò. Ma queste altre modifiche avevano ormai “appesantito” ulteriormente l’aerodinamica e l’impianto elettrico della macchina, che ora praticamente non riusciva più a superare manco i 140 all’ora ed ormai consumava il 30% in più rispetto all’origine. Chiese lumi al suo meccanico di fiducia, che gli disse chiaramente che aveva due scelte: o smontava tutti gli accessori e riportava l’auto ad una condizione di più sobria efficienza, oppure doveva mettersi nell’ordine di idee di dover aumentare la potenza del motore, sostituendolo con uno più grosso e potente oppure elaborando pesantemente il suo, cosa che però ne avrebbe ridotto grandemente l’affidabilità. Va da sè che l’idea di smontare tutto non gli passò nemmeno per l’anticamera del cervello, pertanto cominciò a ragionare sulle modifiche da fare al motore per aumentare la potenza. Il problema che gli si presentò, da subito, fu dovuto al costo delle modifiche al motore. Decise pertanto di limitarsi al minimo indispensabile: cambiò il filtro dell’aria con uno più “aperto”, fece rimappare la centralina per avere una carburazione più “ricca”, rimosse lo scarico originale e lo sostituì con un impianto di senza catalizzatore. Recuperò una decina di cavalli. Meglio di prima, sicuramente, ma sempre troppo poco per ritrovare le prestazioni originali. Decise allora di puntare su un alleggerimento della vettura, pertanto cominciò a sostituire i cerchi montandone un set in lega adatti al montaggio di pneumatici ultraribassati, cominciò a sostituire i pannelli della carrozzeria, fatti di pesante lamiera d’acciaio, con dei preziosissimi pannelli in carbonio. Ottenne un notevole risparmio di peso, ma questo rese l’auto troppo “sbilanciata” sulle sospensioni. L’assetto non andava più bene e l’auto era diventata quasi inguidabile. Allora comprò un set di sospensioni ultraregolabili e lo fece montare. Finalmente l’auto era tornata guidabile, ma a questo punto si presentava un altro problema: le sospensioni troppo basse e rigide inducevano delle vibrazioni talmente forti da rendere impossibile la guida quotidiana, tanto da non riuscire nemmeno più a sentire la radio. Decise quindi di installare un impianto audio superpotente, per sovrastare il rumore delle vibrazioni. Ma restava il problema degli scuotimenti sull’asfalto sconnesso. Sembrava un problema irrisolvibile, finchè il suo amico meccanico non gli propose di montare delle sospensioni idropneumatiche, regolabili elettronicamente, che permettessero di ovviare al problema. Non ci mise molto a convincerlo. Una volta montato l’intero impianto, però, si rese conto che il peso era di nuovo aumentato ed inoltre tutto il sistema assorbiva una montagna di cavalli dal motore. Praticamente la sua auto ormai non riusciva più nemmeno a superare i 90 all’ora e per questo motivo perdeva troppo tempo per strada. Decise allora che, per guadagnare tempo, avrebbe potuto fare colazione direttamente in macchina. Scovò in un negozietto una macchina per il caffè espresso le cui dimensioni la rendevano adatta ad essere montata dentro il vano portaoggetti. “Non posso certo rinunciare al mio diritto di fare colazione prima di andare a lavorare!!”. E vai di macchinetta del caffè in macchina. Oltretutto, dovendo passare tutto quel tempo in macchina, pensò che sarebbe stato opportuno rendere gli interni più confortevoli. Rivoluzionò l’interno: sedili in pelle, cruscotto in radica e quant’altro necessario a renderne l’interno lussuoso come quello di una Rolls Royce. Ed altri cavalli venivano succhiati via dal motore. Inoltre tutti quegli assorbimenti elettrici rendevano persino difficile l’avviamento, pertanto dovette arrendersi all’idea di dover riservare un congruo spazio nel bagagliaio per installare una batteria supplementare. Ma questo aggiunse ulteriore peso…Ormai l’auto, che originariamente pesava 1000 kg, faceva i 170 all’ora e percorreva mediamente 15 km con un litro, era arrivata a pesare quasi due tonnellate, non superava i 70 all’ora, si rompeva una volta al mese e faceva 3 km con un litro.  Doveva per forza trovare il modo di aumentare le prestazioni e ridurre i consumi…ne parlò con un suo amico, il quale gli disse:”Ascolta, ma non ti rendi conto che hai riempito la tua macchina di ammennicoli tanto belli a vedersi quanto insostenibili? Hai speso una montagna di quattrini, ti sei riempito di debiti e la tua macchina adesso va molto peggio di prima e consuma come un aeroplano. Con tutti i soldi che hai speso ti saresti potuto prendere una Audi: comoda, spaziosa, veloce ed accessoriata. Adesso invece di preoccuparti di come fare per potenziare un motore che non ce la fa più, potresti andare dove ti pare con una macchina affidabile e sicuramente più economica da mantenere. Secondo me faresti meglio a smontare tutti quegli accessori, venderteli su ebay, estinguere un po’ di debiti e, perlomeno per quattro o cinque anni, adattarti ad usare una normale Punto 75. Nel frattempo magari cerchi anche di risparmiare qualcosa e poi ti compri un’auto un migliore”.

Pensateci…la nostra povera Italia ha avuto la stessa identica storia…

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